Cronache delle terre piatte
Ti diamo il benvenuto in questa rubrica dedicata a storie, racconti, aneddoti e tradizioni legati alla terra della Pianura Padana in cui Tenuta Bramasole affonda le sue radici.
E non a caso le radici della Tenuta crescono forti nel suolo di Inveruno, comune lombardo dalle antiche origini.
Il suo nome, Eburonum o Everunum in latino, trae infatti origine dalle parole celtiche Ever e Uno che significano albero di Tasso (Taxus Baccata) essenza arborea un tempo molto diffusa nell’area.
Iniziamo a conoscere un po’ l’ambiente in cui i nostri racconti si svilupperanno, la Pianura Padana.
La regina degli spazi pianeggianti italiani, si sviluppa per 47 mila km/q equivalenti al 71% del nostro territorio pianeggiante e al 15% dell’intero suolo patrio.
La Pianura Padana è un bacino di subsidenza che, abbassandosi, è stato progressivamente riempito dai sedimenti derivati dalla demolizione superficiale, delle Alpi a nord e degli Appennini a sud, a opera dei ghiacciai e dei fiumi, che hanno trascinato in basso i detriti riducendoli in ciottoli, ghiaia, sabbia, e limo.
Il Po è il grande collettore che dà il nome alla pianura (dal Latino Padanus – Padus e cioè il fiume Po) e che drena all’Adriatico una parte dei sedimenti che formano un ampio delta ricchissimo di canali zone paludose costiere e isolotti.
Il piano declina dal piede delle Alpi e degli Appennini verso l’impluvio segnato dal corso del fiume e degrada dolcemente verso il mare: il pelo dell’acqua corre a circa 202 m s.m. a Torino, a 55 alla confluenza del Ticino, a 9 presso Ostiglia.
La lunghezza massima della Pianura P. (400 km) si ha in corrispondenza del parallelo di 45° N.
La larghezza oscilla tra 80 e 120 km; la fronte sull’Adriatico si estende per 270 km da Rimini alla foce dell’Isonzo.
I due pioventi, l’alpino e l’appenninico, presentano sviluppi ben diversi, essendo il primo notevolmente più espanso del secondo; l’asimmetria è dovuta al fatto che gli affluenti alpini, più ricchi di acque, sono stati più attivi nell’erosione che non gli affluenti appenninici, convogliando maggior copia di detriti, così che il corso del Po si è via via spostato verso il piede degli Appennini.
All’interno di questo vastissimo spazio pianeggiante rimangono all’interno alcuni rilievi di origine vulcanica: i Monti Berici e i Colli Euganei.
Dal Piemonte (Pied – Mont ai piedi delle montagne) circondato dal diadema alpino, fino all’estrema punta a sud-est di Cattolica, dove fino alla metà del XX un cippo di pietra recitava la frase “qui comincia la Pianura Padana”, si sviluppa un ambiente variopinto e variegato pieno di attività, insediamenti e attività produttive.
La Pianura Padano-veneta ospita ben 14.850.000 abitanti, pari a oltre un quarto della popolazione italiana: la densità demografica (355 ab./km2) risulta quasi doppia rispetto alla media nazionale.
Con spicco ancora più netto emerge la sua importanza nel campo delle attività economiche: il 33% degli addetti al terziario e il 40% degli addetti all’industria operano in questo ambito territoriale.
In questo spazio così vasto e diversificato troviamo degli aspetti che accomunano ogni villaggio, paese e cascina di pianura: è il clima che prende il ruolo di uniforme e severo fattor comune con fenomeni estremi tra le stagioni, aspetto tipico di una realtà a clima continentale.
Ovunque inverni rigidi imbiancano di brina i profili dei fossi e i tetti delle cascine, le nebbie infide sfumano il contorno delle cose fino a farle svanire.
Pochi mesi dopo estati torride e afose riescono ad abbacinare lo sguardo che si perde sulle distese dei campi e i sabbiosi argini fluviali dove, a volte, si generano nere nubi di moscerini che si alzano come colonne di fumo dal suolo.
Ma lo scenario dei nostri racconti non è solo geografia e territorio, che cos’altro è una pianura?
È un territorio, uno spazio geografico, certo. Ma anche luogo dell’anima, condizione esistenziale, traccia indelebile.
Pochi luoghi come la Pianura Padana sono allo stesso tempo evidenti e misteriosi.
Cuore geografico e produttivo del Paese, la pianura si dispiega allo sguardo esterno apparentemente senza ombre o angoli nascosti: tutti, guardandola da fuori, pensiamo di conoscerla e che sia una realtà un po’ “piatta”.
Ma se ci fermiamo a osservarla meglio, la pianura diventa un oggetto misterioso, un teatro a cielo aperto di ricordi e saggezza. Peregrinando attraverso le pianure è facile perdere l’orientamento: in estate lo sguardo si perde nella profondità degli spazi; in inverno è spesso offuscato dalle nebbie e permette una vista di pochi metri.
Quello che appare lungo la linea dell’orizzonte, in pianura, sembra sempre troppo lontano e irraggiungibile, oppure è un contorno sfumato, un’ombra.
In entrambi i casi ha la qualità del miraggio.
Nei prossimi racconti ci immergeremo insieme in questa terra ricca di tradizioni, particolarità, mani laboriose e voci antiche che ci tramandano i loro racconti, i racconti delle terre piatte.
Ecco altre storie della nostra tradizione
Le marcite
Le marcite sono prati appositamente allagati in inverno, in cui la circolazione dell'acqua permette la crescita del foraggio anche nella stagione più fredda, garantendo un raccolto altrimenti impossibile. Molti di questi agroecosistemi non venivano più gestiti da anni...